Partiamo
dal fatto che questo che sta per finire è stato un anno di merda.
Un
anno di merda come non se ne vedevano da un bel po’.
Come
non ne vedevo e non ne accusavo i colpi dal 2002, per l’esattezza. Giusto per
far capire che non mi sto lamentando come faccio di consueto, puntualmente ogni
fine anno.
Se
è per questo anche ogni fine mese e, spesso ogni fine settimana. Insomma, ogni
volta che si chiude un cerchio, anche il più trascurabile. Insomma, io sono una
che, dalle mie parti, si definirebbe “freelance lastimator”.
Vabbè,
ma questo è un altro discorso.
Gli
ultimi 358 giorni del 2014 (e non vedo perché far rimanere inascoltati nel loro
desiderio di rompermi i coglioni anche i prossimi ultimi 7) sono serviti solo a
farmi accumulare quelle che un analista, probabilmente, definirebbe esperienze
di crescita.
Seh.
‘O caca.
Ma
il punto non è, ripeto, questo.
Il
punto è che, inaspettatamente, durante il picco più alto di paturnie, ho
iniziato a andare contro corrente rispetto alla mia natura: ho cercato il lato
positivo.
Minchia,
non me l’aspettavo: l’ho trovato.
Questa
cosa mi amareggia, paradossalmente, perché mi ha costretto a rendermi conto di
quanto, a volte, abbia sprecato tempo a sputare lacrime e non vedere ciò che,
eventualmente, potesse esserci da salvare, sfruttare, godere. Insomma avrei,
forse, alcune volte, potuto darmi una pacca sulle spalle… uhm, meglio una sola,
di spalla, anche perché per darmela su entrambe avrei dovuto contorcermi e,
insomma, avrei rischiato una lussazione e, quindi, altro dolore… boh, avrei
potuto, semplicemente, sperare.
Vengo
al punto.
Non
ho mai scritto letterine di Babbo Natale, nemmeno per finta, perché mi sentivo
un’idiota, quindi questa non è una wishlist, né una lista di buoni propositi;
non ho regali sotto l’albero (figuriamoci, mi sono limitata a montarlo e ad
avvolgerlo di lucette comprate faticosamente dai cinesi, dopo attenta
valutazione. Tra l’altro, trovo orrende quelle LED. E poi basta, mi ero già
stancata. C’è solo un fiocchetto di velluto rosso che sta lì, aggrappato a un
rametto di plastica sfilacciata verde, da due anni: evidentemente avevo finito
di disfarlo e, per principio, per punire l’ insubordinazione dimostratami nello
sfuggire al mio nemmeno tanto attento controllo, l’ho lasciato alla gogna. Magari
l’anno prossimo lo faccio prima. Magari.), di materiale ho ricevuto soltanto un
bagno crema al miele e propoli di Perlier che “in profumeria hanno detto che va
per la maggiore”. E poi soldi. Ragazzi diciamoci la verità, amo i parenti a
corto di idee, perchè tanto ne ho io abbastanza per concretizzare il contenuto
della famosa busta: non è vero manco per niente che “tanto hai già tutto”.
Io
non ho nulla contro il Natale anzi: è la festa che preferisco e l’unica che
rispetti profondamente, sotto vari aspetti. Forse, proprio perché la rispetto,
da anni attendo il giorno in cui potrò sentirla davvero.
Pur
tuttavia, è fine anno e, quindi, anche solo per finta, si avvicina un bilancio.
Oh,
fermi tutti: io sono quella delle liste, dei bilanci e dei nuovi inizi, quindi,
a ‘sto giro, becco tre piccioni con una fava. Ma i piccioni mangiano le fave?
Quest’anno
ho avuto tanto. Sì, lo so, l’ho già detto che ho avuto tanto nero, ma il punto
è che temo di aver ricevuto anche molto di bello. Sì, detto in maniera
semplice, chiara e disarmante (per me), ho ricevuto molto di bello.
I
ringraziamenti li farò soltanto nel momento in cui dovessi vincere un Oscar
(per il Nobel non sono abbastanza titolata, specie per quello per la pace,
considerata la dittatorialità che contraddistingue il mio carattere.), per cui
in questa occasione mi limiterò, prima di tutto, a dire che sono riconoscente
per parole, opere e missioni che mi hanno visto beneficiare di amicizia,
affetto, amore da persone, molte delle quali entrate a far parte della mia vita
solo negli ultimi mesi e che custodirò nel mio cuore con impegno, dedizione e
pari sentimento.
In
secondo luogo, sono grata per essermi data e aver ricevuto allo stesso tempo
una possibilità.
La
chance di sfidarmi, misurarmi, lavorare su me stessa e con me stessa.
Ancora,
questo 2014 mi ha permesso di rendermi conto che, forse, sto iniziando a
smettere di avere paura. Paura di tutto, come è sempre stato.
Io
sono una persona che dice 100 volte “per favore”, 200 volte “grazie” e 300
volte “scusa”: la mia insicurezza, per certi aspetti, mi ha insegnato l’umiltà,
ma – credetemi – non è affatto piacevole soffrire di colite nervosa. Sì.
Esattamente quello che state pensando.
Infine
e concordemente a quanto appena scritto, “l’anno che sta passando” mi ha donato
la facoltà di scelta. Il sapere, volere, avere bisogno di decidere.
Mia
Madre, nel suo lavoro, mi ha insegnato che ciò che non è necessario va
eliminato, perché rischia di offuscare la visione, confondere inutilmente,
danneggiare il quadro finale: io, adesso, inizio a sospettare cosa voglia
davvero o, almeno, cosa sia giusto per me.
E,
meravigliosamente, i due indirizzi coincidono.
Resto,
ugualmente, un “cazzo confuso”, ma, primo, perchè quello è il mio marchio di fabbrica e, secondo, perché
– mi ripento consolandomi e dandomi delle arie, lo ammetto – sono un’artista.
Esulano
da questo tripudio di soddisfazioni e immeritati tesori tutte le cose, i
progetti (minchia, i progetti…), i difetti i rinvii che so di dover prendere
nuovamente in mano, sistemare, promettere e di cui riempirò l’agenda del 2015.
Ma
lo farò a partire da domani. Perché, nel mio caso, ad andar bene, c’è sempre la
settimana sabbatica: così inizierò in coincidenza con il nuovo anno e sembrerà che
abbia vinto addirittura sulla mia proverbiale pigrizia.
Dio.
Devo ricominciare a fare sport.
Per
tutto il resto, buon Natale, di cuore.
Fil
Compagna di colite nervosa, auguri di buone feste!
RispondiEliminaBaci, Chiara
La colite nervosa è solo una delle tante forme dell'ansia...ma si può fare molto...moltissimo :) Auguri...
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaLos vinilos decorativos para paredes son una de las opcones más económicas, modernas y originales de decorar la casa
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