Agosto, Ospedale mio non ti conosco.

Ospedale, ambulatorio di ortopedia, sala d’attesa.
Mia Mamma, cadendo, si è lussata il gomito destro ed è appena entrata per la visita.
Per me, solitamente, è impossibile non ascoltare le conversazioni che nascono in questi forzati punti di ritrovo, ammetto la mia colpevole curiosità.
Lo interpreto come una connessione automatica delle mie orecchie alle reti wi-fi libere.
Un giovane, dall’aria e dal fisico nervoso, esteticamente un incrocio tra un naziskin sotto effetto di anfetamine, uno scippatore e un bulldog (non è detto che non fosse, singolarmente, ognuna di queste cose), passa il tempo a giocare al telefono.
Vantandosi, di tanto in tanto, di volersi togliere l’ingessatura da solo.
La moglie racconta fiera di tutte le volte in cui ‘nfunnicau (traduzione: è entrata di prepotenza), nei vari ambulatori in cui ha accompagnato il marito, forte della convinzione che non fosse assistito con la dovuta solerzia.
“E chi fa, stama iucannu? Iucamu a briscola, a scupa... Iu ‘nfunnicu”.
Così, come fosse un manifesto.
E i dottori e tutta la sanità italiana MUTI.
La mamma (nonché suocera) fa a gara con la signora accanto a chi sia diventata nonna per prima.
Tra le due, vince lei, ma menzione d’onore va al fratello, diventato nonno per la prima volta a 35 anni e oggi, a 54 anni, addirittura "sbinonno". 
“Chissu picchì nun si taliavanu a televisione...”, la canzona la nuora a ogni nipote menzionato (13, allo stato attuale).
“Tu nun pò parrari!”, la zittisce la suocera, guardandola negli occhi, a due centimetri, con l’indice sul naso, facendole segno di silenzio.
Io, che a 38 anni dormo abbracciata ai miei cani, ammetto di sentirmi indietro, dico davvero.
L’altra gareggiante professa, a ogni persona che si siede con qualche osso rotto, l’avvento dei tutori e il tramonto delle ingessature: pare tenerci molto a predire quest’evoluzione, forse perché.
La ragazza accarezza la testa del marito (il bulldog), che continua a giocare con il telefono, ridacchiando soddisfatto di qualche livello superato.
Li chiamano, si alzano ed entrano.
La profetessa, appoggiata alla sua stampella, mentre mi ricorda in qualche modo il sommo maestro Yoda, sentenzia:”Oggi è 31. Domani ‘u salutamu, ‘stu misi disgraziatu.”
Altro giro, altri pazienti.
Parlano di lavoro che nobilita l’uomo, di garze di cotone (ottime per la pelle perché non irritano), di pensione.
Niente rivoluzione, niente sangue, niente attualità.
Che noia. Mi metto a cazzeggiare al telefono anche io.
Mia Mamma esce: giovedì si torna per il gesso, c’è una frattura.
Grazie davvero, Agosto disgraziatu.

Commenti

  1. Ciao! Ho aperto il tuo canale yt, sperando in nuovi video e ti ho trovata sulbkog. Spero che tua mamma abbia superato egregiamente l'infortunio .

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